Mostra Fanfare e Silenzi – viaggio nella pittura di Primo Conti
Omaggio a Primo Conti
a cura di Susanna Ragionieri
In occasione del trentennale della scomparsa di Primo Conti (Firenze, 1900- Fiesole, 1988), la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e la Fondazione Primo Conti, in accordo con i Comuni di Firenze e Fiesole, celebrano la figura dell’artista attraverso tre esposizioni:
Fanfare e silenzi
Viaggio nella pittura di Primo Conti attraverso il Novecento
Firenze, Villa Bardini, 3 ottobre 2018 – 13 gennaio 2019
Fiesole, Fondazione Primo Conti, 3 ottobre 2018 – 13 gennaio 2019
Fiesole, Sala del Basolato, 10 novembre 2018 -13 gennaio 2019
La lunga parabola artistica di Primo Conti rappresenta in modo esemplare lo svolgersi delle stagioni dell’arte italiana nell’intero arco del Novecento: dall’esordio precocissimo, compiuto nel segno di una sintesi fauve fra forma e colore, all’adesione al futurismo, sentito e sviluppato nella versione costruttiva di radice cézanniana e di simpatie cubiste, proposta dai fiorentini di «Lacerba», fino all’approdo, attraverso forme sempre più depurate, in una ricerca insistita di verginità espressiva che sconfina nel grottesco come in uno degli aspetti di una metafisica non solo dechirichiana, al recupero, prima dell’oggetto-ritratto, poi di un racconto per immagini, nella dimensione epica e biblica della grande composizione erede della tradizione italiana cinque-seicentesca; fase che accompagna l’artista fin sulla soglia della frattura causata dalla Seconda guerra mondiale. Un percorso ricco, complesso, e non privo di contraddizioni, il cui pieno significato si coglie anche nel bisogno, particolarmente vivo in Conti, ma comune ad un’intera generazione attiva nella Firenze delle riviste d’arte e di letteratura, da Soffici a Campana a Palazzeschi, di esprimersi alternativamente in pittura ed in poesia, trasferendo nella parola quella tensione visiva fatta di accordi cromatici accesi e di frasi scorciate che si avviava ad abbattere per sempre, secondo un comune sentire diffuso in tutta Europa, gli steccati fra le arti. Dalla consapevolezza di questa profonda autonomia del linguaggio artistico, in linea con il clima delle neoavanguardie del secondo dopoguerra, Conti sarebbe ripartito in un’ultima stagione espressiva apertasi dagli anni Cinquanta con una pittura segnica, a tratti gestuale, che nei decenni successivi sarebbe divenuta sempre più tesa ed essenziale, immagine essa stessa di una appassionata e vitalistica celebrazione del visibile nella sua struttura di forma-archetipo intesa come principio generativo.
La mostra di Villa Bardini, divisa in otto sezioni, segue una scansione cronologica, tesa a far luce sulle varie tappe della pittura di Conti, ma si arricchisce anche del confronto con opere significative di altri artisti -maestri, amici, compagni di strada-, a delineare atmosfere consonanti nel linguaggio visivo. Tale scelta risponde anche ad un’attitudine condivisa dall’artista stesso a serbare memoria non soltanto personale, ma anche collettiva di una stagione così straordinaria come quella fiorentina dei primi due decenni del Novecento da cui sarebbe nata l’impresa della Fondazione Primo Conti.
Gli spazi del Museo Primo Conti, in linea con la presenza nella stessa sede dell’Archivio delle Avanguardie Storiche, sono dedicati ad un approfondimento degli anni di adesione al futurismo, scandito da quattro sezioni focalizzate su altrettanti temi caratterizzanti quel futurismo di seconda generazione, nato nel 1916 dopo la morte di «Lacerba», e variamente sviluppatosi fino al 1919 cui Conti appartiene. Anche in questo caso le opere dell’artista sono pensate in dialogo con i rappresentanti di quella che Raffaello Franchi definì la «pattuglia azzurra» delle nuove leve fiorentine, divise fra l’ammirazione di Soffici e il rimpianto per Boccioni.
Primo Conti: una vita per immagini, ospitata nella Sala del Basolato a Fiesole, è infine dedicata a ripercorrere una straordinaria e piena esistenza vissuta senza risparmio dall’infanzia alla vecchiaia veneranda attraverso scatti fotografici spesso intensi e vivi come veri e propri racconti.