TALìA. È il nome di un progetto tipografico con cui racconto, attraverso la forza espressiva e la forma dei caratteri, diciassette parole dialettali siciliane.
“Nzèmmula” e “Spartuti” parole dal significato opposto – Insieme e Separati – che invece, in questo momento di emergenza, convivono forzatamente nella nostra quotidianità.
“Babbaluci”, le chiocciole. Hanno la casa sulla spalla e si muovono contraendosi lentamente. A causa dell’emergenza che stiamo vivendo, però, anche noi siamo sempre con la nostra casa. Una casa che si è evoluta, rimodulata, trasformata; che ci viva uno studente, una coppia o un’intera famiglia. La casa, la nostra casa, ha cambiato aspetto e ha assunto nuove funzioni. É diventata, insomma, un luogo dove riscoprire il valore del tempo che scorre.
“Peri peri”: stare in giro. E “Un ti moviri”: imperativo categorico, un ordine di stare immobile. Uscire di casa è qualcosa che facciamo quotidianamente per incontrare un amico, per andare a lavoro, fare una bevuta o semplicemente per ritrovare noi stessi facendo una passeggiata all’aria aperta. Eppure, adesso si esce solo per esigenze essenziali – muniti di autocertificazione, mascherina e guanti. Il messaggio che adesso accompagna le nostre giornate è: #iorestoacasa. Traducibile nel linguaggio siciliano/social con: #untimoviri. La casa è quindi diventata il posto dove fare una passeggiata, una bevuta o allenarsi. Un nuovo stile di vita che, in questo momento, tutela la salute di tutti.
“Vanniare“: ovvero gridare, attirare l’attenzione, decantare la bellezza (e la qualità) di un particolare prodotto. È così che i commercianti siciliani cercano di vendere le proprie merci, riempiendo l’aria di un suono inconfondibile. Il dolce rumore della Sicilia. Mercanti ambulanti invitano le persone a fare la spesa senza muoversi di casa, calando un paniere di vimini dalla finestra legato a una fune, per poi riempirlo con tutto l’occorrente e riconsegnarlo carico di viveri. Si tratta di un gesto antico, ma anche di un’usanza storica, che oggi, mentre ci viene chiesto di comprare “a distanza”, vale la pena conoscere.
“Ntramuntata” e la discesa “Ntrapinnina”. Parole opposte, contrarie, eppure, in questi giorni fuori dal comune, anche straordinariamente vicine. Perché si deve scalare la cima per arrivare al traguardo, è vero, ma durante il percorso la discesa rappresenta un’insidia sempre presente. Il momento di non mollare è proprio l’ultimo: quando pensiamo di avercela fatta.
“Pacchiuni” il grasso e “Siccu” il magro. Parole che separano l’avido ricercatore di cibo dall’avido ricercatore della misura. Possiamo, e forse dobbiamo, porre l’accento su un significato più profondo: la differenza tra chi si riempie la pancia vivendo negli agi, talvolta sprecando oltre il necessario, e chi – malgrado sacrifici quotidiani – non dispone nemmeno dell’ essenziale per vivere.
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